Negli ultimi mesi, il settore della moda si è trovato a
fronteggiare un contesto sempre più instabile. I nuovi dazi commerciali hanno
acceso i riflettori sulla fragilità degli equilibri economici globali, mettendo
sotto pressione anche le aziende più solide. Se da un lato alcune misure sono
state sospese o posticipate, dall’altro è ormai chiaro che tensioni
geopolitiche, barriere tariffarie e fluttuazioni valutarie non sono episodi
temporanei, ma elementi strutturali con cui fare i conti nel lungo periodo.
Nel comparto del lusso, l’impatto non è solo economico.
Secondo Forbes, è in atto una “Affluent Pause”: i consumatori benestanti non
rinunciano al lusso per mancanza di risorse, ma per un atteggiamento più
prudente, legato alla percezione del rischio di recessione. Il lusso diventa
una scelta ponderata, non più un acquisto impulsivo.
In questo scenario, non basta reagire alle emergenze: è
necessario prepararsi a una “nuova normalità” in cui l’instabilità è la regola.
Le aziende che sapranno anticipare i cambiamenti, adattando produzione,
distribuzione e comunicazione, avranno un vantaggio competitivo duraturo.
L’introduzione di nuovi dazi può generare effetti immediati su costi e prezzi. Uno studio di Joor stima aumenti medi del 20% sui prezzi finali, con conseguenti pressioni su vendite e marginalità. Tessile, calzature e accessori sono tra i settori più vulnerabili, poiché fortemente dipendenti dalle importazioni. Anche piccoli aumenti tariffari, come un 10%, possono compromettere l’equilibrio economico di aziende con margini già ridotti. In questo contesto, la capacità di adattarsi rapidamente e in modo informato diventa essenziale.
Per fronteggiare l’incertezza, le aziende moda stanno
adottando modelli data-driven per il pricing. Dashboard dinamiche e strumenti
di monitoraggio in tempo reale aiutano a prendere decisioni rapide basate su
informazioni aggiornate.
Il benchmarking competitivo consente di
confrontare i propri prezzi con quelli dei concorrenti, mentre l’analisi
dell’elasticità della domanda, supportata da intelligenza artificiale,
permette di anticipare l’impatto dei cambiamenti su costi e volumi.
L’integrazione tra supply chain e strategia di prezzo migliora la
flessibilità operativa e la competitività.
Con margini sempre più sottili, il tempo delle maxi promozioni sembra tramontato. Oggi, l’ottimizzazione dello stock, l’agilità dell’assortimento e la massimizzazione del valore percepito sono priorità strategiche. Strumenti come Competitoor permettono ai brand di monitorare prezzi, promozioni e assortimenti dei competitor in tempo reale. Tecnologie come il dynamic bidding offrono la possibilità di adattare i prezzi istantaneamente, migliorando la redditività e supportando decisioni più intelligenti sulla gestione degli stock e delle campagne di vendita.
In un mondo dominato dall’incertezza, capire il mercato e anticipare le mosse dei concorrenti è cruciale. Il prezzo non è solo un numero: è un messaggio, un elemento della strategia di posizionamento. I brand che sapranno gestirlo in modo intelligente, valorizzandolo anche nella comunicazione, saranno quelli capaci di affrontare e vincere le sfide dei mercati globali.
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