A due anni dall’entrata in vigore del Codice dei Contratti Pubblici, la digitalizzazione degli appalti pubblici è una realtà ancora a metà. Mentre le piattaforme digitali avanzano, le procedure e i processi amministrativi restano spesso ancorati a una logica cartacea, rallentando le gare e aumentando il rischio di inefficienze.
Secondo la Corte dei Conti, fino al 20% del tempo di lavoro per ogni procedura può andare perso a causa di attività ancora manuali, ripetitive e inutilmente ridondanti.
Eppure, i segnali positivi ci sono. L’introduzione dell’obbligo di utilizzo delle Piattaforme di Approvvigionamento Digitale (PAD) ha già mostrato risultati: nel 2024 sono stati censiti oltre 400.000 operatori economici, contro i 60.000 dell’anno precedente. Un risultato notevole che però non basta.
Serve un vero cambio di paradigma. Non basta dematerializzare: occorre semplificare, automatizzare, interoperare. Ecco sei proposte concrete per farlo.
Oggi, per partecipare a una gara, l’operatore deve fornire una mole di documenti già presenti in diverse banche dati pubbliche. La qualificazione potrebbe invece essere automatizzata, senza intervento umano, grazie all’accesso diretto e in tempo reale a queste fonti.
Una PA moderna dovrebbe basarsi sul principio “once only”: se una pubblica amministrazione possiede un dato, non dovrebbe richiederlo di nuovo. Un sistema automatizzato e con feedback immediato (es. luce verde/rossa) migliorerebbe la qualità e l’efficienza delle verifiche.
Oggi ogni stazione appaltante definisce i requisiti gara per gara. Una standardizzazione per tipologia e valore dei contratti garantirebbe maggiore equità e semplificazione, riducendo i margini di errore e responsabilità soggettiva.
Il Documento di Gara Unico Europeo (DGUE) dovrebbe essere realmente "unico". Oggi, invece, ogni gara ha il suo, e gli operatori devono ripetere le stesse dichiarazioni ogni volta. Digitalizzazione significa anche riutilizzare informazioni già fornite.
Dalla documentazione antimafia alla tracciabilità dei flussi finanziari, oggi gli operatori devono fornire per ogni gara dichiarazioni identiche, presenti già in banche dati pubbliche. La digitalizzazione, se ben utilizzata, dovrebbe attingere automaticamente a queste fonti.
Anche dopo la presentazione delle autocertificazioni, la PA deve verificare la veridicità delle dichiarazioni. Oggi il processo passa ancora da inserimenti manuali, attese per consensi privacy e scambio di file PDF. L’utilizzo efficace del Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico (FVOE) e l’interconnessione con sistemi centrali permetterebbero verifiche automatizzate e immediate.
L’attuale applicazione della digitalizzazione negli appalti pubblici si è spesso limitata alla conversione del cartaceo in PDF.
Ma il vero obiettivo del nuovo Codice è un altro: snellire, semplificare, automatizzare. Siamo impegnati in questa direzione, al fianco della Pubblica Amministrazione, centrale e locale, attraverso azioni concrete e partnership che puntano a realizzare un’alleanza efficace tra pubblico e privato, condizione necessaria per trasformare le ambizioni in risultati tangibili.
Solo così la Pubblica Amministrazione potrà diventare realmente efficiente, accessibile e trasparente, a beneficio del cittadino e dell’intero sistema Paese.