A oltre un anno dall’entrata in vigore del Nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023), il quadro sull’effettiva digitalizzazione dei contratti pubblici appare ancora critico. La normativa impone una gestione completamente digitale del ciclo di vita degli appalti, ma molti enti e stazioni appaltanti si trovano in difficoltà: recepimento disomogeneo, strumenti inadeguati e processi ancora frammentati.
Molti enti si trovano ad affrontare problematiche strutturali e organizzative che compromettono la corretta gestione degli appalti:
Inoltre, a partire dal 1° luglio 2025, non sarà più possibile usare il portale ANAC per affidamenti sotto i 5.000 euro, rendendo obbligatorio per gli enti dotarsi di piattaforme qualificate, anche per le procedure più semplici.
Per affrontare con efficacia la transizione digitale, è necessario adottare una Piattaforma di Approvvigionamento Digitale (PAD), certificata AgID, che permetta la gestione completa e integrata del ciclo degli appalti pubblici: dalla programmazione al collaudo.
I vantaggi principali di una PAD includono:
Una PAD non è solo uno strumento informatico, ma una leva strategica per innovare la gestione pubblica. Automatizza la gestione degli incentivi per le funzioni tecniche, stimola il riconoscimento delle competenze e aiuta a superare la resistenza interna al cambiamento. Offre inoltre funzionalità evolute, tra cui:
Ridurre la digitalizzazione a un mero adempimento è un errore strategico. Solo adottando soluzioni moderne, integrate e aggiornate come una PAD, gli enti pubblici possono affrontare le complessità normative, ridurre inefficienze croniche e migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
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